Il M° Luigi Valcavi
Centocinquant’anni fa, il 20 agosto 1853, nasceva a Valcava di Carpineti (Re) il pianista e compositore Luigi Valcavi. Figlio unico di genitori in età già avanzata, a dieci anni inizia lo studio della musica a San Michele della Fossa, nei pressi di Correggio, con il sacerdote don Giovanni Carapezzi; a quattordici anni tiene i primi concerti, quindi si iscrive al Conservatorio di Milano, dove, compagno di studi di Marco Enrico Bossi e Alfredo Catalani, consegue il diploma di pianoforte nel 1876 sotto la guida di Carlo Andreoli. Dopo i primi successi nel capoluogo lombardo si trasferisce a Roma e vi soggiorna per circa un anno, ottenendo riconoscimenti ed elogi. Il 31 maggio 1879 così scrive alla famiglia: «Ho provato tante emozioni: mi sono sentito applaudire in case private, nei circoli, in teatro, dappertutto mi sono sentito lodare dai miei professori di Conservatorio; l’illustre Franco Faccio mi disse in presenza dei miei compagni di scuola: voi siete un bell’ingegno, insomma mi sono sentito dire certe cose che mi hanno fatto stare delle notti senza dormire, ma un’emozione, una gioia come provo ora nel mandarvi questi pochi baiocchi non l’ho provata mai (…) I miei scolari sono l’ambasciatore di Francia, quello degli Stati Uniti d’America e la figlia del Generale Incisa (…)».
Dopo la morte del padre, avvenuta nel 1880, il musicista, già avviato ad una promettente carriera, si ritira quasi completamente dal mondo musicale, rifiutando allettanti ingaggi per risiedere a Valcava da dove si spostava solo sporadicamente, nonostante le numerose sollecitazioni da parte di colleghi e amici. Umile e introverso, sottovalutando sempre le sue capacità, dal 1885 tiene solo alcuni concerti in ambito reggiano, documentati da giornali dell’epoca, ricchi di parole di elogio per il “pianista dei monti”. Nel 1895 sposa Brigida Fontanesi di Savognatica, dal matrimonio nascono due figlie: Maddalena nel 1896 e Domenica nel 1898.
Nella sua Valcava, dove morirà più che novantenne nel 1945, conduce una vita tranquilla e discreta: impartisce lezioni private, suona l’organo nelle varie chiese della montagna, svolge attività didattica presso il Seminario di Marola, si esercita instancabilmente sulla tastiera – come dimostra il profondo incavo sul pavimento in corrispondenza del pedale del pianoforte ancora visibile nel suo studio – e compone. Tuttavia, mai soddisfatto di ciò che produce, distrugge spesso le sue composizioni o, come ricordano le nipoti, utilizza gli spartiti come carta per i fuochi d’artificio.
Il catalogo delle sue opere, comprendente circa una settantina di lavori tutti manoscritti, include melodrammi, musica da camera, composizioni d’ispirazione religiosa, inni per banda ma soprattutto brani pianistici: egli infatti più che compositore era pianista; tale si considerava e tale era ritenuto dalla critica che lo valutava un eccellente interprete di Chopin. Al suo strumento Valcavi si dedica soprattutto durante i soggiorni a Milano e Roma componendo brani probabilmente destinati agli allievi a cui impartiva lezioni private: improvvisi, notturni, preludi, valzer e mazurke sono i generi maggiormente ricorrenti. Suggestivi quadretti musicali di vario carattere, non presentano particolari difficoltà tecniche in linea con lo stile compositivo semplice e intimo del musicista, scevro da virtuosismi e formalismi – peraltro assenti dalla sua vita e dalla sua persona – contraddistinto da uno sguardo rivolto al passato e da un linguaggio tipico della prima metà del secolo XIX.
Stefania Roncroffi
(docente di storia della musica presso l’Istituo Musicale Pareggiato C.Merulo)